Pacchetto Scuola, arriva l’ok del Consiglio dei Ministri. Percorsi certi per l’insegnamento

Dai 60 CFU al nuovo reclutamento docenti, tutti gli step per riformare la scuola.

E’ arrivato nella serata di ieri il via libera da parte del Consiglio dei Ministri per l’approvazione del tanto discusso “Pacchetto Scuola”. Saranno sostanzialmente tre i capisaldi di questa riforma: percorsi certi per chi vuole insegnare, una definizione più chiara degli obiettivi e delle modalità della formazione dei docenti durante tutto il loro percorso lavorativo, concorsi annuali per reclutare con costanza il personale, aprendo più rapidamente le porte ai giovani.

E’ la sesta riforma negli ultimi 20 anni che va a interessare l’intero mondo scolastico, con l’intento di mettere in cattedra entro il 2024 ben 70.000 nuovi docenti. Una sfida tutt’altro che semplice visti i tempi (appena 20 mesi) e la mole di bocciati durante l’ultimo, contestato, Concorso Ordinario.

E’ previsto un percorso universitario abilitante con i nuovi 60 CFU che sostituiranno (anzi, aumenteranno) i 24 obbligatori fino ad oggi. Seguirà poi una prova finale, un concorso pubblico nazionale e un primo anno di prova. In sostanza, sinceramente, cambia poco rispetto al passato, se non la mole di CFU da dover portare a casa per avere, intanto, un ripiego in ambito lavorativo. Il percorso di formazione abilitante si potrà svolgere dopo la laurea oppure durante il percorso formativo in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Nella prova finale è compresa una lezione simulata, per testare, oltre alla conoscenza dei contenuti disciplinari, la capacità di insegnamento. L’abilitazione consentirà l’accesso ai concorsi, che avranno cadenza annuale per la copertura delle cattedre vacanti e per velocizzare l’immissione in ruolo di chi vuole insegnare. I vincitori del concorso saranno assunti con un periodo di prova di un anno, che si concluderà con una valutazione tesa ad accertare anche le competenze didattiche acquisite dal docente. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in ruolo.

E’ prevista, inoltre, la formazione continua dei docenti per il famoso aumento salariale, con tanto di prova finale ad ogni percorso di formazione. 

“Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione – ha affermato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – prevediamo un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento di innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema. Prevediamo, poi, entro il 2024, 70mila immissioni in ruolo, attraverso concorsi che saranno banditi con cadenza annuale. Gli insegnanti sono il perno dei nostri istituti e devono avere un quadro strutturato di inserimento, il giusto riconoscimento professionale e strumenti che consentano un aggiornamento costante, indispensabile per svolgere il loro compito di guida delle nuove generazioni. Al centro di questa riforma c’è un’idea precisa di una scuola aperta e inclusiva, che stiamo costruendo con le risorse del PNRR a disposizione e con il dialogo con tutti gli attori coinvolti”.

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