Concorso scuola, il Ministero sbaglia la domanda su Ovidio. Candidata vince il ricorso

Nuovo regolamento supplenze

Il Tar dà ragione alla concorsista. Interpellato perfino Luciano Canfora sulla questione.

Un inciampo, l’ennesimo da parte del Ministero, sul concorso per il reclutamento docenti nella scuola secondaria. Questa volta di mezzo ci va il poeta latino Ovidio, nato a Sulmona. Infatti, nella prova selettiva il ministero aveva dato ai candidati un verso estratto dal I canto del Purgatorio dantesco, ai quali si richiedeva di rintracciarne l’autore nella letteratura latina.

La frase, che Dante riprese da Ovidio, per il ministero apparteneva a Properzio. Un errore che ha portato una candidata salentina a fare ricorso (vinto) al Tar.

Su questo quesito e sulla risposta ministeriale si è scatenato un dibattito culturale che ha coinvolto perfino l’illustre Luciano Canfora. Il Tar Lazio ha invitato il ministero a riconsiderare quella ed altre risposte ed ha dato ragione alla ricorrente con una soluzione salomonica secondo la quale le risposte sono entrambe esatte, ritenendo che prima di Dante sia Ovidio che Properzio avevano fatto ricorso alla stessa metafora. A sostegno delle tesi sostenute in giudizio, l’avvocato Quinto ha depositato numerosi interventi di studiosi che sostengono come alcune risposte ministeriali fossero errate ed altre domande consentivano risposte plurime. “Il ripensamento del ministero è importante – commenta Pietro Quinto al Corriere della Sera – perché, per un verso, consente alla mia assistita di recuperare due punti, e, per altro verso, apre la concreta possibilità di valutare anche gli altri quesiti rispetto ai quali abbiamo sollevato non pochi dubbi”.

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