In principio fu un liceo romano (il Morgagni), che da quasi sette anni ha abolito ogni forma di valutazione che non sia quella di fine anno. Ora l’eliminazione dei voti tocca a una scuola primaria del veronese, l’istituto Massalongo, dove l’esperimento va avanti da cinque anni.

Un esperimento che ha letteralmente salvato l’istituto, visto che le iscrizioni erano ormai ridotte al lumicino, con appena 8 alunni che si iscrissero all’istituto appena sei anni fa. Ecco, dunque, la necessità impellente di un cambio di rotta, arrivato non tanto nella didattica quanto nell’aspetto valutativo. Niente più interrogazioni, né tantomeno studio mnemonico all’interno della scuola. Un metodo che, a quanto pare, sta dando i propri frutti, specie grazie al calo di stress a cui sono sottoposti gli studenti.

“Nel 2017 in collegio abbiamo deciso di istituire un plesso a ispirazione montessoriana – ha spiegato il docente Davide Quinci al Corriere della Sera – e siamo diventati la prima scuola pubblica di Verona a farlo”.

 “Il voto indica se uno studente è in grado di ripetere la stessa cosa in un preciso momento – commenta la docente del plesso Teresa Zaccaria -. Ma è così importante? Se invece c’è una ricerca personale e attiva stimolata da motivazione e curiosità, il percorso di conoscenza viene interiorizzato, diventando competenza e stimolando ulteriori approfondimenti. Lavorare solo per il voto porta alla competizione, mentre lavorare per sé, attratti dalla soddisfazione dell’apprendimento, rende il voto scevro di senso. La nostra più grande conquista è quando suona la campanella e i bambini ci chiedono di restare ancora un po’ per continuare a lavorare”