In piazza a Roma con le principali single sindacali. Anche studenti nei cortei
La risposta arrivata dallo sciopero del mondo scuola, ieri 10 dicembre, era attesa e ha rispettato le stime previste. Più del 6% del personale scolastico si è riversato in piazza, in particolar modo a Roma, a protestare per il rinnovo del contratto e la mancata promessa del “giusto” riconoscimento economico.
Dati alla mano il 5,71% del personale ATA ha preso parte alla manifestazione (10.555 collaboratori), a cui si aggiunge il 6,5% dei dirigenti (361 presidi) e 6,39% dei docenti (41.601 insegnanti).
“Se è vero, come sostiene la politica, che la scuola è il motore del Paese, lo si dimostri quando arriva il momento di investire risorse”, ha spiegato nei giorni scorsi il segretario di Gilda Unams, Rino Di Meglio. Anche Cobas e Cub protestano con uno “sciopero nazionale” rivendicando: “Dopo decenni di tagli alla scuola e due anni di emergenza, l’esecutivo Draghi prosegue, in linea con i governi precedenti, nell’attacco al diritto all’istruzione e ai lavoratori e lavoratrici della scuola”. In serata, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha comunicato che “dalla rilevazione fatta alle 18, emerge che ha aderito allo sciopero il 6,21% del personale, tecnico e docente. Ho grandissimo rispetto per tutte le sigle sindacali – ha premesso il ministro – per quelle che hanno aderito e per quelle che non hanno aderito. Ma non è vero che non si sia fatto abbastanza per la scuola: questo governo da febbraio ha investito 10 miliardi in infrastrutture e 2 miliardi per la ripresa delle lezioni in presenza, sono stati assunti 62 mila insegnanti e messi altri 40 mila posti a bando.
Tra i manifestanti erano presenti anche degli studenti, i quali si sono uniti al grido di protesta del resto del mondo scolastico. “Oggi siamo scesi in piazza al fianco al personale scolastico convocato da numerose sigle sindacali”, dichiara Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione Degli Studenti. “Lo scorso 19 novembre le mobilitazioni studentesche hanno attraversato tutto il Paese rivendicando un cambio di passo radicale della scuola – aggiunge – Oggi siamo a fianco di tutto il personale della scuola a gridare che urge cambiare rotta e ripensare un altro modello di scuola, differente per tutte le componenti sociali che lo vivono”
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