Rilevamento Invalsi sulla dispersione, critiche dalle sigle sindacali

Occupazione giovanile

Cgil perplessa: “Ritardo negli apprendimenti non equiparabile alla vera dispersione scolastica”

Sono stati diramati mercoledì 6 luglio i dati sulle rilevazioni condotte da Invalsi, sia sull’andamento didattico sulla penisola, sia sulla dispersione scolastica. I numeri hanno subito fatto emergere le prime critiche da parte dei sindacati. 

“Dalla lettura del Rapporto restano confermate le nostre perplessità sulla definizione di dispersione implicita – scrivono da FLC CGIL – cioè quel sistema di certificazione delle conoscenze che mette in discussione la valutazione individuale degli alunni di cui sono responsabili soltanto i docenti del consiglio di classe e del collegio docenti”.

“La FLC CGIL – prosegue la sigla sindacale – rifiuta l’idea che l’Invalsi certifichi le competenze dei singoli alunni, perché non rientra nelle sue competenze e soprattutto invade il campo della valutazione dei docenti, attività didattica molto più complessa di una semplice rilevazione estemporanea, generando confusione fra genitori e non addetti ai lavori. Peraltro la stessa idea che un ritardo negli apprendimenti sia equiparabile alla dispersione vera ha già fatto un grande danno nella distribuzione delle risorse del PNRR.
Al contrario , la politica dovrebbe interrogarsi sulle differenze territoriali che mettono in discussione l’esigibilità e l’unitarietà del diritto allo studio sul territorio nazionale” partendo anche dalla modalità di gestione delle risorse.

A parere della Flc “continua oggi a prevalere l’idea di associare alla diminuzione degli alunni una razionalizzazione del personale, quando in tempi difficili servono politiche espansive, serve poter aumentare il tempo scuola attraverso un aumento degli organici”.

“Per quanto riguarda gli squilibri territoriali è una priorità su cui occorre un’azione convergente della scuola e di tutti i soggetti – ribadisce CISL SCUOLA – a partire dalle autonomie locali, che ne devono sostenere attivamente l’impegno, impossibile da reggere nella condizione di isolamento in cui troppo spesso le istituzioni scolastiche si trovano ad agire. E indispensabile operare in un’ottica di sistema” intervenendo quindi in modo organico e cioè “con politiche di respiro più ampio, non circoscritte al solo ambito dell’istruzione”.

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