Nuovo reclutamento docenti: in cattedra ma con meno di 3 annualità. Quale destino aspettarsi?

I giovani precari tra dubbi e incertezze. Penalizzati dal nuovo reclutamento docenti?

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al nuovo reclutamento docenti, con passi chiari e precisi per arrivare alla cattedra. Per la formazione iniziale e l’abilitazione dei nuovi insegnanti sono previsti un percorso universitario abilitante di formazione iniziale (corrispondente ad almeno 60 crediti formativi), con prova finale, un concorso pubblico nazionale con cadenza annuale e un periodo di prova in servizio di un anno con valutazione conclusiva. In caso di esito positivo, ci sarà l’immissione in ruolo. È previsto anche un periodo di tirocinio nelle scuole. E vi saranno dei docenti “tutor”, per affiancare il percorso formativo.

Per quelli che già insegnano da almeno 3 anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo. Durante la fase transitoria tutti coloro che non hanno già un percorso di tre anni di docenza alle spalle ma vogliono insegnare potranno conseguire i primi 30 crediti universitari, compreso il periodo di tirocinio, per accedere al concorso. I vincitori completeranno successivamente gli altri 30 crediti e faranno la prova di abilitazione per poter passare di ruolo.

Tutto molto chiaro, ma la domanda che ci si pone è una: che fine faranno i “giovani” precari? In quale girone finiranno coloro che hanno alle spalle uno o due anni di insegnamento essendosi iscritti nel 2020 nelle Graduatorie? Insomma, loro si trovano in un limbo, con 24 Cfu già in tasca (ai tempi obbligatori per insegnare) e anche esperienze annuali dietro la cattedra. Hanno ciò che serve ma non basta. O meglio, nessuno si è degnato di spiegare se basti o meno. Bisognerà integrare altri 36 Cfu? Se sì, quanti attraverso il tirocinio e quanti attraverso lo studio? Seppure dovesse servire il tirocinio, quanta credibilità avrebbe se si considera che quei precari hanno tenuto lezioni per mesi senza dover essere seguiti da docenti più esperti? Domande alle quali il Ministero non ha ancora dato risposta.

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