Tanti i fattori trasversali che portano a istituti sempre meno numerosi.
Le prime avvisaglie erano arrivate un po’ da ogni direzione: i dati dei vari USR e i gridi di allarme delle sigle sindacali. Oggi il numero è definitivo: saranno 120.000 gli iscritti in meno nelle scuole italiane il prossimo anno. Una batosta generazionale e didattica di un Paese che sta sempre più invecchiando.
Primo artefice di questo spopolamento è il calo demografico che colpisce l’Italia, dovuto anche (e soprattutto) alla crisi diffusa, la poca occupazione e salari miseri per alcune categorie. Ecco dunque che c’è chi preferisce non metter su famiglia. Naturalmente meno studenti significa anche meno docenti in servizio, meno collaboratori ATA, meno dirigenti scolastici e quindi meno lavoro per tutti i comparti del mondo scuola. Calcolando una media di 20-25 alunni per aula, si tratta di 4.800 classi in meno in tutta Italia.
Nel 2021 l’Istat ha registrato il record negativo di nascite: meno di 400mila. Nel 2030 secondo le stime si potrebbe arrivare a 500mila alunni in meno. Scompaiono, così, anche le classi pollaio, per cercare di redistribuire equamente gli studenti in tutto l’istituto. Ecco perché, almeno per il prossimo anno, l’organico docenti è stato riconfermato. Ma i numeri sono negativi, e senza un’inversione di rotta è difficile garantire una cattedra per tutti.
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