E’ l’anno nero per la sicurezza all’interno delle sedi scolastiche e universitarie. A dimostrarlo è un altro crollo, l’ennesimo, che ha colpito un luogo di studio e ricerca italiano. Si tratta dell’Università degli Studi di Cagliari, in cui lo scorso martedì notte è venuto giù il tetto della struttura che ospita l’aula magna dell’università sarda.

Una tragedia sfiorata, visti i migliaia di studenti che frequentano l’ateneo. La procura indaga per crollo colposo, e intanto sono state poste sotto sequestro tutte le palazzine del polo umanistico universitario del capoluogo sardo.

Quello che è accaduto a Cagliari, però, è solo l’ultimo di una serie impressionante di crolli degli ambienti didattici italiani, avvenuti nell’ultimo anno. Solo nel 2022 si sono registrati 45 crolli. Di questi, 19 sono avvenuti nelle regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna). Al Sud e nelle Isole se ne sono verificati 16 (in Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna). Al Centro se ne contano 10 (specie in Toscana e nel Lazio). 

Secondo Cittadinanzattiva, di circa un quarto (26%) delle oltre 40mila strutture scolastiche d’Italia non si conosce l’età di costruzione. Inoltre, quasi la metà delle scuole (42%) è stata costruita prima del 1976; impossibile non che non abbiano bisogno di una profonda manutenzione. Non solo, è molto elevato pure il numero degli edifici scolastici non in possesso del certificato di agibilità (58%) né di quello per la prevenzione incendi (55%). Così come il 41% è privo del collaudo di staticità. 

Dati allarmanti, che dovrebbero portare, oltre che a riflette, anche a intervenire il prima possibile nei luoghi che, in teoria, dovrebbero essere i più sicuri al mondo.