Sciopero 15 novembre: le ragioni

Sono molte le ragioni che hanno portato l’Anief a scioperare il prossimo 15 novembre: la prima è la mancata risposta dello Stato italiano sull’abuso dei contratti a termine, 25 anni dopo la direttiva europea 70/99 che chiede ai Paesi membri di assumere i precari dopo 36 mesi di supplenze. Le altre richieste che il giovane sindacato fa al Governo sono quelle di rinnovare il sistema di reclutamento per immettere in ruolo su tutti i posti disponibili, assumere in ruolo gli idonei dei concorsi, spostare nell’organico di diritto tutti i posti in organico di fatto e in deroga.

Le parole di Pacifico

“La nostra organizzazione sindacale – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ha proclamato lo sciopero generale del personale docente e ATA il 15 novembre per favorire la partecipazione alla giornata di protesta che vuole denunciare l’alto tasso di precarietà subìto dal personale scolastico Italiano, il continuo abuso dei contratti a termine, la perdurante discriminazione giuridica ed economica tra personale di ruolo e precario, l’irragionevole gestione del reclutamento così come concordata dal precedente Governo con lo stesso PNRR. Allo stesso modo, siamo solidali con tutti i precari con più di 36 mesi di servizio e gli idonei dell’ultimo concorso PNRR, come delle procedure precedenti, che rimangono ingiustamente esclusi delle stabilizzazioni”.

La protesta

A 11 anni dalla prima sentenza della Corte di giustizia europea, la nota Mascolo del 2014, a 4 anni dalla denuncia accolta dal Comitato europeo dei diritti sociali, Anief chiama in piazza chi sostiene la richiesta di modifica del piano di assunzioni in ruolo e dello stanziamento di specifiche risorse contrattuali per prevenire l’abuso dei contratti a termine, al fine di attuare il principio di non discriminazione e sanzionare tale abuso senza ricorrere sempre ai tribunali. Lo sciopero Anief, dunque, vuole sollecitare l’attuale Governo ad accelerare il confronto con la Commissione europea per potere rispondere anche al deferimento del nostro Paese in Corte di giustizia Ue per il mancato recepimento della normativa europea sui contratti a temine (procedura di infrazione 4231/2014) e modificare quanto concordato dal precedente Governo in tema di assunzioni in ruolo.

Le richieste

Il sindacato sostiene che bisogna stabilizzare gli idonei dei precedenti concorsi come quelli dell’ultimo concorso PNRR per non disperdere risorse già selezionate dallo Stato e stabilizzare con il doppio canale anche i precari delle GaE e delle GPS, nella garanzia del rispetto del merito per non disperdere l’esperienza dimostrata in anni di sevizio. Anief ritiene, inoltre, che, come si è visto dalla gestione dell’ultimo concorso PNRR, è assurdo non riconoscere il diritto degli idonei a non essere assunti in ruolo o riconosciuti abilitati, come è assurdo rispetto a 400 mila precari con più di tre anni di servizio continuare a chiamarli per le supplenze spesso con contratti in scadenza 30 giugno, per pagargli lo stesso stipendio senza avanzamento di carriera e risparmiare le mensilità estive, minando la continuità didattica.

L’appello

L’Anief lancia un appello a tutto il personale della scuola, a partire da quello precario, perché aderisca alla protesta e possa liberamente manifestare l’esigenza di maggior rispetto e dignità, unitamente al personale di ruolo che è stato precario e merita sicuramente giustizia. “Con il 25% del personale assunto a tempo determinato, il 50% su posti di sostegno, con il blocco sistematico del turn-over (70%) del personale ATA, si continuano a violare le regole basilari sulla dignità del lavoro stesso, unico caso in Europa, e si incentiva anche il gap generazionale, piuttosto che ridurlo, tra discenti e docenti con gravi ripercussioni sugli assegni pensionistici”, conclude il presidente Anief Marcello Pacifico.

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