La chiusura delle scuole abruzzesi non è solo un film da gustare in sala. I bocconi amari della realtà sostituiscono i pop-corn della pellicola di Riccardo Milani, uscita proprio oggi nei cinema. Un lungometraggio di denuncia, che racconta e avvicina i problemi nel far “quadrare i conti” tra i banchi. E se non fossero bastate le interpretazioni magistrali di Antonio Albanese e Virginia Raffale per far capire la gravità della situazione, ecco che sul palco scendono i numeri. Quelli veri e incontestabili delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
In 160.417 frequenteranno le scuole pubbliche abruzzesi, 2.849 in meno rispetto allo scorso anno. Nel dettaglio, la Provincia che soffre di più è quella teatina, che sfiora un negativo di quattro cifre, che si attesta a meno 968 studenti rispetto a dodici mesi fa. Un crollo enorme, se si pensa che il dato negativo dell’intera regione un anno fa era attestato a meno 913 studenti. Seguono più distanziate le province di Pescara (meno 726) e Teramo (meno 640). Meno negativo il dato dell’Aquila, che perde 515 studenti. Cifre che si fanno ancor più drammatiche se raffrontate a quelle dello scorso anno, dove la provincia teramana era riuscita anche a registrare un aumento di 194 alunni. L’emorragia abruzzese non sembra avere fine, con ventimila alunni persi negli ultimi dieci anni, di cui ben 6.500 considerando solo gli ultimi tre anni.
La situazione è ancora più preoccupante in prospettiva, se pensiamo che il calo più alto riguarda la scuola dell’Infanzia e primaria. Una vera e propria emergenza, dovuta da diversi fattori: dalle poche opportunità lavorative al calo demografico e della natalità. L’unica nota positiva è la conferma della dotazione organica dei docenti (14.460 posti di diritto e 1.274 di potenziamento), che evita un’ulteriore dispersione di famiglie fuori i confini regionali.
Ma l’effetto domino è già avviato: meno studenti, significa meno docenti, dirigenti e personale ATA. Nuclei familiari che dovranno, per forza di cose, spostare il proprio domicilio lontano dall’Abruzzo, portando via con loro ricchezza da investire sul territorio e, soprattutto, i propri figli che costruiranno il proprio futuro altrove. E poi la soppressione logica delle scuole, già avviata in Abruzzo con il prossimo accorpamento di sette istituti il prossimo anno e altri quattro certi nel 2025/2026 (proroghe permettendo, ma con fondi sempre destinati all’istruzione). La scomparsa delle istituzioni scolastiche sul territorio equivale alla capitolazione dell’ultimo baluardo dello Stato all’interno di un Comune. Piccolo o grande che sia.
Su pellicola la storia è a lieto fine. La realtà, invece, è un mondo a parte.