Invalsi, Ajello: “Basi culturali basse nel Paese”

“Per molti ragazzi parlare in italiano è una conquista, i ritardi nella cultura scientifica sono seri”. Così Anna Maria Ajello, presidente dell’Istituto nazionale di valutazione ha commentato la situazione culturale in Italia nel Focus organizzato dal quotidiano La Repubblica. 

Numeri preoccupanti

Il campanello d’allarme è scattato qualche giorno fa, con il crollo delle competenze nelle ultime Invalsi. L’ultima prova ha coinvolto, a livello nazionale,  oltre due milioni di studenti. In particolare: 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. risultati medi di Italiano al termine della II primaria e della V primaria sono molto simili all’interno di ciascun grado scolastico in tutto il Paese e si riscontra un leggero incremento degli allievi che si trovano nei livelli più alti di risultato (livelli 4-5-6). Per Matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni (livelli 4-5-6).
Buoni i risultati d’Inglese degli allievi della scuola primaria italiana. Il 92% degli allievi della V primaria raggiunge il prescritto livello A1 del QCER nella prova di lettura (reading) e l’82% di allievi il prescritto livello A1 del QCER nella prova di ascolto (listening). Al Nord e al Centro gli allievi che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l’85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono circa l’87% al Nord e al Centro, mentre circa il 77% al Sud.

A livello nazionale gli studenti che non raggiungo risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali, sono: 

  •  Italiano: 39% (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019)
  •  Matematica: 45% (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti
    percentuali rispetto al 2019)
  •  Inglese-reading (A2): 24% (-2 punti percentuali rispetto al 2018 e +2 punti percentuali rispetto al 2019)
  •  Inglese-listening (A2): 41% (-3 punti percentuali rispetto al 2018 e +1 punto percentuale rispetto al 2019)

In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Inoltre, tra questi ultimi diminuisce di più la quota di studenti con risultati più elevati. Si riduce quindi l’effetto perequativo della scuola sugli studenti che ottengono risultati buoni o molto buoni, nonostante provengano da un ambiente non favorevole (i cosiddetti resilienti). I divari territoriali tendono ad ampliarsi. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi, che raggiunge il 50% e oltre della popolazione scolastica in Italiano, il 60% in Matematica, il 30-40% in Inglese-reading e il 55-60% in Inglese-listening .

La posizione della Ajello

“Non sono dei semplici test a crocetta” – ha esordito l’Ajello – “Invalsi richiede agli studenti, piuttosto, la comprensione di un testo, pre-requisito per esercitare diritti di cittadinanza fondamentali. Noi dobbiamo garantire questo diritto di cittadinanza. Alcuni giovani faticano a capire un testo, soprattutto al Sud. Nel Paese parlare in Italiano spesso è una conquista. Ogni domanda della prova nazionale, prima di diventare definitiva, conosce un percorso lungo diciotto mesi. La formazione degli insegnanti è ancora lacunosa, spesso i docenti non conoscono il concetto di valutazione, ogni volta dobbiamo rispiegarlo. L’Istituto Invalsi non ha compiti di controllo e non è vero che gli americani si stanno ricredendo sui test a scuola. E’ vero il contrario: negli Stati Uniti gli istituti restituiscono alle famiglie i risultati delle prove degli alunni. Vorrei ricordare come grazie a noi gli insegnanti sanno, scuola per scuola, classe per classe, che cosa manca ai loro ragazzi e dove intervenire. Certo, non facciamo il bene degli studenti se li sottraiamo alle prove, solo nascondiamo la testa sotto la sabbia”.
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